Parte quinta

Montepiesi  anno 13  n.5,  maggio 1982

CHIUSI FIRENZE IN 4 ORE E 8 MINUTI

Il 15 novembre 1875 con l’apertura del tratto Terontola-Chiusi  si rendeva più breve il collegamento tra la vecchia capitale d’Italia e la nuova (km 314 contro i 372 della linea Firenze-Foligno-Roma). Dall’orario del 1876 si rileva che in entrambi i sensi viaggiavano 8 treni: i diretti “correvano” a 55km orari, gli “omnibus” a 42-45 km, i misti a 40km mentre i merci a 25 km orari e i facoltativi (militari e merci) a 30 km[1].

Un diretto partiva da Roma alle 10,50 raggiungeva Chiusi alle 14,40, di qui poi ripartiva alle 14,46 per arrivare a Firenze alle 18,54. Ci volevano 4 ore e 8 minuti, poco più di un secolo fa, per andare da Chiusi a Firenze.

Fin da allora Chiusi veniva a ricoprire un posto determinante nelle comunicazioni fra nord e il sud Italia e proprio le ferrovie avevano concorso all’unificazione della penisola, infatti, Nino Bixio, Raffaele Cadorna ed altri generali quando si mossero alla conquista di Roma seguirono le linee ferroviarie che conducevano da Firenze a Roma (via Pisa e via Foligno) a dispetto delle truppe pontificie che cercavano in ogni modo di bloccare la marcia del treno.

Dei treni dell’epoca ci rimangono diversi giudizi e impressioni fra cui quella del Carducci accanito avversario di questo mezzo che gli aveva portato via la amata Lidia. “ripenso alla triste mattina del 23 ottobre 1873, quando ti accompagnai alla stazione, e tu mi t’involasti in un’orribile carrozza di 2° classe, e il faccin mi sorrise l’ultima volta incorniciato in un infame abominevole finestrella quadrata; e poi il mostro, che si chiama barbaramente treno, ansò, ruggì, stridè, si mosse come un ippopotamo che corra fra le canne e poi fuggì come una tigre…”[2]. Da questo avvenimento ebbe vita il componimento “alla stazione in un mattino d’autunno”.


[1] Jannattoni, Il treno d’Italia, p37, 1980.

[2] Carducci, Poesie scelte, p299, 1971